mercoledì 26 novembre 2008

fantascienza e letteratura fantasy

Si sente dire spesso che col Signore degli Anelli Tolkien ha creato il genere fantasy. Altri dicono che lo ha rinnovato. Difficile pronunciarsi, senza prima definire che cosa si intende per fantasy.

Che vi sia oggi un genere fantasy è facile vederlo: basta entrare in una libreria ben fornita, e ci sarà uno scaffale dedicato alla letteratura fantasy. Segno evidente che la letteratura fantasy trova lettori. Ma quei lettori che cosa cercano nello scaffale?

Alcuni lettori consultano anche lo scaffale vicino, dedicato alla fantascienza. Ma altrettanto spesso il lettore non passerebbe da un settore all'altro. Una volta non era così. Prima del successo del Signore degli Anelli, c'era solo lo scaffale di fantascienza. Qualche decennio prima non avrei trovato neppure quello.

Fantascienza e fantasy hanno molto in comune: i racconti sono ambientati in uno scenario diverso dal mondo reale. In questo modo il lettore percepisce immediatamente di trovarsi dinanzi a un racconto fantastico.

La fantascienza ottiene lo scopo ambientando gli eventi in un futuro più o meno remoto, in cui i progressi della scienza saranno tali da rendere tecnicamente possibili cose che oggi non lo sono. Tutti sappiamo che nel nostro mondo non è possibile il volo interstellare. In un lontano futuro, chissà. Se è possibile nel mondo del testo, vuol dire che quel mondo non è il nostro. Un mondo futuro non è il mondo reale.

La letteratura fantasy invece ambienta gli eventi narrati in un mondo diverso dal nostro, o nel nostro mondo, ma in un passato diverso da quello del nostro mondo. Questa è una prima visibile differenza. Anche la letteratura fantasy racconta eventi che non potrebbero capitare nella nostra vita, ma la forza che li rende possibili è la magia. Nel nostro mondo la magia non funziona. Se funziona nel mondo del testo, è chiaro che i due mondi sono diversi.

A volte si leggono racconti che è difficile collocare: così per esempio se in un mondo futuro è ammessa la magia. Oppure, si potrebbe raccontare un viaggio nel tempo che faccia tappa sia nel passato che nel futuro. O si potrebbe passare da un mondo a un altro parallelo. Lo scrittore correrebbe allora il rischio di perdere il lettore. Il lettore non ama essere ingannato, come avverrebbe se gli si propinasse qualcosa di diverso da ciò che cercava. Si possono fare esperimenti, ma occorre garantire un tono prevalente, perché il patto stipulato col lettore resti valido.

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